giovedì 29 novembre 2012

QUESTA CASA NON E' UN ALBERGO. DOVETE CONVINCERVENE





Partecipare a 


è sempre sconvolgente. Non solo per la quantità di stimoli che emergono: penso a “Futurebrand”, a Sarà la musica che gira intorno”, alle motivazioni dei premi del primo “Hospitality Social Awards”ma anche per un effetto stranissimo che fa Bto: fa affiorare le esigenze.
Parlo di quello che per me, operatrice turistica di una piccola struttura extra-alberghiera, è stato l’incontro se non più interessante sicuramente quello più sentito e “partecipato”: Questa casa non è un albergo, coordinato da Fabris (Episteme) e da Landi (SL&A) che avevano come ospiti Andrea La Mesa di AIRBNB, XAVIER ROUSSELEAU di HOMEAWAYS, GIUSEPPE MOZZILLO di WIMDU, MICHELE DIAMANTINI di INETERhome.
Comincio senz’altro dalla appassionata presentazione del fenomeno extra alberghiero proposta da Landi e Fabris.
Era palpabile il loro coinvolgimento nella descrizione di questa nuova tendenza del turismo,però…
Però provo a mettere ordine ai miei però.
1)      Credo che il fenomeno del boom dell’extra alberghiero sia un fenomeno complesso e che sia impossibile da classificare come turismo “alternativo “ o turismo “altro”. Al suo interno ha molte differenziazioni che, se non evidenziate, possono creare confusione. Io sono un po’ stanca di essere identificata come un potenziale evasore fiscale. E’ vero sicuramente: ci sono false strutture che non sono in regola ma come in tutti i settori della produzione economica italiana. Sono convinta che tutti i colleghi che erano presenti oggi a questo incontro sappiano perfettamente quali siano i loro obblighi di cittadini e imprenditori e li rispettino. Quindi per favore basta con l’uguaglianza o peggio con il sospetto di extra-alberghiero = evasore , non ne posso più.
2)      Credo che vada distinta l’esperienza spontanea e più o meno estemporanea di accogliere viaggiatori sul “divano” dall’ attività professionale che io e tanti colleghi svolgiamo. Probabilmente ci sono molti punti di contatto tra questi due tipi di ospitalità:il calore dell’accoglienza, il valore dell’autenticità,  la non standardizzazione della comunicazione, l’inizio del rapporto spesso pluri epistolare che  mi da la possibilità di conoscere un pochino il mio futuro ospite, il calore che naturalmente si instaura come famiglia accogliendo un’altra famiglia, la possibilità di bere un buon bicchiere di Chianti mentre si propongono itinerari che ovviamente non si trovano sulle guide perché sono fatti dal vivere un territorio che si ama, e potrei continuare all’infinito. Però per me tutto questo è anche business e ciò non toglie niente all’elenco che ho fatto prima, anzi forse fa percepire la fatica che si fa nel volere proporre a tutti gli ospiti valori propri che si spera di poter condividere con loro.
3)      I gentilissimi ospiti dell’incontro credo non si rendano nemmeno conto che spesso fungono anche da enti formatori per i loro partner commerciali. Se noi piccoli operatori dell’extra alberghiero vogliamo tenereci aggiornati su dati , statistiche, trend sul turismo siamo costretti a farlo estrapolando con molta fatica dati per lo più, e quando va bene, da un non molto precisato extra alberghiero che al suo interno ha, come sappiamo, differenziazioni molto profonde. L’uso dei i mezzi che ci mettono a disposizione i portali ci portano quasi per induzione ad essere informati su tendenze, “rumori” che ci riguardano . Per fortuna! Quello che chiedo quindi è che ci sia un po’ più di attenzione scientifica verso il nostro settore che ci non ci costringa a tradurre e adattare tesi, ricerche, previsioni tendenze tarate sull’alberghiero perché appunto: QUESTA CASA NON E’ UN ALBERGO.


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