Partecipare a
è sempre sconvolgente. Non
solo per la quantità di stimoli che emergono: penso a “Futurebrand”, a Sarà la
musica che gira intorno”, alle motivazioni dei premi del primo “Hospitality
Social Awards”ma anche per un effetto stranissimo che fa Bto: fa affiorare le
esigenze.
Parlo di quello che per me, operatrice turistica di una piccola struttura extra-alberghiera, è stato l’incontro
se non più interessante sicuramente quello più sentito e “partecipato”: Questa
casa non è un albergo, coordinato da Fabris (Episteme) e da Landi (SL&A) che
avevano come ospiti Andrea La Mesa di AIRBNB, XAVIER ROUSSELEAU di HOMEAWAYS,
GIUSEPPE MOZZILLO di WIMDU, MICHELE DIAMANTINI di INETERhome.
Comincio senz’altro dalla
appassionata presentazione del fenomeno extra alberghiero proposta da Landi e
Fabris.
Era palpabile il loro
coinvolgimento nella descrizione di questa nuova tendenza del turismo,però…
Però provo a mettere
ordine ai miei però.
1)
Credo che il
fenomeno del boom dell’extra alberghiero sia un fenomeno complesso e che sia
impossibile da classificare come turismo “alternativo “ o turismo “altro”. Al
suo interno ha molte differenziazioni che, se non evidenziate, possono creare
confusione. Io sono un po’ stanca di essere identificata come un potenziale
evasore fiscale. E’ vero sicuramente: ci sono false strutture che non sono in
regola ma come in tutti i settori della produzione economica italiana. Sono
convinta che tutti i colleghi che erano presenti oggi a questo incontro
sappiano perfettamente quali siano i loro obblighi di cittadini e imprenditori
e li rispettino. Quindi per favore basta con l’uguaglianza o peggio con il
sospetto di extra-alberghiero = evasore , non ne posso più.
2)
Credo che vada
distinta l’esperienza spontanea e più o meno estemporanea di accogliere
viaggiatori sul “divano” dall’ attività professionale che io e tanti colleghi
svolgiamo. Probabilmente ci sono molti punti di contatto tra questi due tipi di
ospitalità:il calore dell’accoglienza, il valore dell’autenticità, la non standardizzazione della comunicazione,
l’inizio del rapporto spesso pluri epistolare che mi da la possibilità di conoscere un pochino
il mio futuro ospite, il calore che naturalmente si instaura come famiglia
accogliendo un’altra famiglia, la possibilità di bere un buon bicchiere di
Chianti mentre si propongono itinerari che ovviamente non si trovano sulle
guide perché sono fatti dal vivere un territorio che si ama, e potrei
continuare all’infinito. Però per me tutto questo è anche business e ciò non
toglie niente all’elenco che ho fatto prima, anzi forse fa percepire la fatica
che si fa nel volere proporre a tutti gli ospiti valori propri che si spera di
poter condividere con loro.
3)
I gentilissimi
ospiti dell’incontro credo non si rendano nemmeno conto che spesso fungono
anche da enti formatori per i loro partner commerciali. Se noi piccoli
operatori dell’extra alberghiero vogliamo tenereci aggiornati su dati ,
statistiche, trend sul turismo siamo costretti a farlo estrapolando con molta
fatica dati per lo più, e quando va bene, da un non molto precisato extra
alberghiero che al suo interno ha, come sappiamo, differenziazioni molto
profonde. L’uso dei i mezzi che ci mettono a disposizione i portali ci portano
quasi per induzione ad essere informati su tendenze, “rumori” che ci riguardano
. Per fortuna! Quello che chiedo quindi è che ci sia un po’ più di attenzione
scientifica verso il nostro settore che ci non ci costringa a tradurre e
adattare tesi, ricerche, previsioni tendenze tarate sull’alberghiero perché appunto:
QUESTA CASA NON E’ UN ALBERGO.